Musica afro, origini e tematiche di un genere

La musica afro ha dato vita a tutto ciò che conosciamo oggi in ambito di musica moderna, ma quali sono le sue origini?

Musicista afro con il suo tamburo
Musicista afro con il suo tamburo (Blueshouse.it)

Tutto ciò che ascoltiamo oggi, legato alla musica definita “moderna”, o “contemporanea”, dunque non quella classica, deriva dalla musica afroamericana. L’unione della musica africana con quella statunitense, all’epoca della schiavitù, ha cambiato il mondo, creando praticamente una nuova concezione di arte. Gli schiavi africani, immigrati in nord America, hanno portato con sé le proprie tradizioni.

Le canzoni polifoniche e corali delle tribù africane, legate a tanti gruppi etnici in Africa occidentale e in quella Sub-sahariana, hanno attecchito in particolari zone degli USA. Lungo il Mississippi, nelle Dixieland, dove veniva raccolto il cotone, questi canti hanno risuonato per decenni, prima di trasformarsi in altro. Grazie alle influenze europee, con il valzer, la polka e la classica, questi canti hanno dato vita alla musica contemporanea.

Le influenze della musica contemporanea: le origini della musica afro

Particolare tamburi africani
Particolare tamburi africani (Blueshouse.it)

Gli afroamericani, attorno alla metà del 1800, iniziano a ricordare le proprie tradizioni, evocando, attraverso i loro canti, la quotidianità della loro terra lontana. Alla nostalgia, affiancano tematiche profonde, come la paura della schiavitù, il sogno di libertà, la morte, il dolore, la ricerca di amore, la fatica del lavoro e molto altro ancora.

Nella prima metà del 1800, nascono i primi strumenti musicali tipicamente afro, come il banjo, uno strumento a corde diventato popolare durante la Guerra di Secessione e che ha segnato il sottogenere chiamato bluegrass, un folk di origine nera.

La prima forma di musica leggera, di origine afroamericana, è lo spiritual, antenato del blues. Si tratta di un’invocazione a Dio, cantata perlopiù da solista, con l’accompagnamento del pianoforte o del banjo, oppure a cappella, ossia senza l’accompagnamento musicale. Musica sacra cristiana, che ben presto si diffonde in tutto il sud degli Stati Uniti.

Dopo la guerra civile, lo sviluppo della musica afroamericana

Nel periodo successivo alla Guerra Civile americana, la musica afro continua a diffondersi, per poi conquistare gli Stati Uniti una volta abolita la schiavitù. È in questo contesto che si originano le prime forme di blues e di jazz, nate dallo stesso ceppo, e poi, nei decenni successi, arriva il gospel, ossia i canti corali da chiesa, che hanno il loro sviluppo a partire dagli anni ’20 del ‘900.

Nello stesso periodo, sorge il ragtime, un genere di musica da ballo nato nei quartieri a luci rosse, che si diffonde agli inizi del 1900, grazie alle composizioni di Scott Joplin, colui che definisce i canoni di questo sottogenere. Negli anni ’30, invece, si sviluppa la forma canzone, con base musicale blues e jazz, definita swing, che Frank Sinatra porta al successo negli anni ’40.

Dal soul al rockabilly, arrivando al rock e al beat

Negli anni ’40 nasce anche il Rhythm and blues, il decennio successivo il rock ’n’ roll, grazie a Little Richard, Chuck Berry, Ike Turner e Elvis Presley, l’unico bianco a suonare a cantare questo genere, a quei tempi. Dalla fusione di country, jazz e boogie woogie, scaturisce il rockabilly.

E poi ancora il soul, marchio distintivo della musical leggera nera, con Otis Redding, Sam Cooke, Ben E. King, Diana Ross, Smokey Robinson, Aretha Franklin e Dionne Warwick, artisti che segnano gli anni ’60.

Tra gli anni ’60 e i ’70, infine, c’è un’esplosione di sperimentazioni e la nascita di tantissimi generi e sottogeneri. Tra questi, possiamo citare il funk, il reggae, il rock, il beat, il pop, la psichedelia, il progressive, il folk rock, e tutti i mille sottogeneri di blues, di jazz e di rock. Insomma, la musica afroamericana ha dato origine a tutto ciò che conosciamo oggi, segnando la vita di tutti gli ascoltatori del pianeta.

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