Chi ha portato il blues in Italia?

Quando ha iniziato ad arrivare il primo blues in Italia: scopriamo qualche curiosità sulla nascita di questo genere sul nostro territorio.

Chitarrista si esibisce dal vivo
Chitarrista si esibisce dal vivo (Blueshouse.it)

Se il blues vanta una lunghissima tradizione, allo stesso modo vanta un’ampia diffusione in tutto il mondo, soprattutto nei primi decenni di vita. Il blues, come del resto il jazz, (generi imparentati tra loro, sorti nella stessa area geografica, lungo le sponde del Mississippi, nel sud degli Stati Uniti, nati dai canti degli ex schiavi afroamericani), si diffonde sin dai primi del 1900.

Dal campagne della Louisiana, il blues si espande prima nel resto del nord America, per poi approdare in Europa negli anni ’10 del 1900. Non a caso, la prima canzone italiana che parla di blues si intitola “Scettico blues”, scritta e composta da Dino Rulli e Tommaso De Filippis nel 1919. Tuttavia, il ventennio fascista blocca la diffusione della musica straniera, compreso il blues americano.

La nascita e la diffusione del blues in Italia, le tappe fondamentali

Blues rock band sul palco
Blues rock band sul palco (Blueshouse.it)

Nonostante l’epoca fascista, la musica straniera non si arresta. Seppur in maniera limitata, il blues continua a diffondersi per tutta la penisola per tutti gli anni ’20 e ’30, e i grandi classici della musica nera circolano lo stesso, eseguiti dalle orchestre italiane, cambiando però i titoli originali, italianizzandoli.

Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1945, grazie alle basi americane stanziate in Italia e alla presenza di tantissimi militari statunitensi, il blues ricomincia a diffondersi. Gli stessi americani portano in Italia i dischi delle loro terre, facendo conoscere gli artisti che amano di più.

Tra l’altro, è alla fine degli anni ’40 che iniziano a tenersi i primi concerti e le prime registrazioni di musicisti americani in Europa, prendendo sempre più pubblico. Negli anni ’50 e ‘60, sono numerosi i musicisti che decidono di trasferirsi da noi per vivere e per suonare.

La diffusione della musica blues sul nostro territorio

Nello stesso periodo, iniziano a essere fondate le prime etichette discografiche specializzate su questo genere, come la Kayman Records, aiutando tanti musicisti blues italiani a emergere. Soltanto negli anni ’70, però, il blues attecchisce completamente in Europa, spinto dal cosiddetto british blues, il blues inglese nato negli anni ’60 e legato alle chitarre elettriche e alle prime rock band (Rolling Stones, Cream, Yardbirds).

La prima band blues italiana è considerata la Treves Blues Band, guidata dall’armonicista Fabio Treves. Nella metà degli anni ’70 il blues esplode, venendo abbracciato da tantissimi artisti italiani, i quali contribuiscono alla sua diffusione. Roberto Ciotti, Guido Toffoletti, i Via del blues, De Ville Blues Band, Tolo Marton, Rudy Rotta, i Blue Stuff, Joe Caruso, Leadbelly, Nick Becattini, giusto per citarne qualcuno.

A questi possiamo aggiungere i più famosi Zucchero e Pino Daniele, che hanno saputo contaminare il blues con la musica pop, raggiungendo il successo commerciale. Il blues all’italiana differisce da quello originario americano, vista la contaminazione con le nostre tradizioni musicali e con le atmosfere dei nostri paesaggi.

Negli anni ’80, data la grande diffusione del genere, iniziano a prendere piede i primi festival musicali e a essere stampate anche le prime riviste specializzate, come Mucchio Selvaggio, che aveva una rubrica dedicata al blues, o il Buscadero, oppure Hi, Folks!, Jam e Il Blues, quest’ultima l’unica interamente dedicata al genere blues.

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