“Non vedo più e balbetto: sono gay con genitori omofobi”, il racconto devastante del celebre attore italiano

Tornano i delitti del BarLume, torna il burbero barista investigatore Massimo Viviani, e torna a parlare, a cuore aperto, l’interprete dell’amato personaggio Filippo Timi

Filippo Timi sul red carpet di Roma
Filippo Timi al Festival del Cinema di Roma (Foto Ansa) – blueshouse.it

“Vedo solo i contorni delle figure”; “L’omosessualità resta un tabù” e ancora “I miei genitori sono stati, involontariamente, omofobi e razzisti”. Un quadro, terribile a tinte fosche, un quadro disperante e disperato. Eppure non è così. Anzi. Parliamo di Filippo Timi, 50 anni il prossimo 27 febbraio, alle spalle importanti riconoscimenti per il film Vincere, per Le Otto Montagne, per Vallanzasca gli angeli del male e per Come Dio Comanda.

Un recente passato, un futuro e soprattutto uno splendido presente legato ai film Tv I Delitti del BarLume nei quali interpreta l’amatissimo personaggio Massimo Viviani. Il barista, investigatore, del Bar di Pineta. Una sorte di contraltare ma con più humor e un paesaggi incredibili di Montalbano e Don Matteo. Nel bel mezzo della programmazione, per Sky, dei nuovi episodi l’attore perugino ha rilasciato una bella intervista, a 360 gradi, a cuore aperto, a Il Corriere della Sera. Ecco i tratti principali.

La confessione a cuore aperto di Filippo Timi

ilippo Timi con il suo cane
ilippo Timi con il suo amatissimo cane – (blueshouse.it)

L’intervista a Filippo Timi si concentra essenzialmente su tre elementi. Ma sono elementi che ne descrivono a pieno il personaggio al di fuori del set. Il primo è la sua condizione di salute che spazia dalla sindrome di Stargardt, una sindrome che ne limita il campo visivo e gli permette di vedere solo i contorni delle figure, alla balbuzie. Due elementi da cui TImi a tratto forza anzichè farsi abbattere. Il secondo è la sua condizione personale. Nel 2016 l’attore umbro ha dichiarato ufficialmente la propria bisessualità, fino al 2022 è stato sposato con Sebastiano Mauri.

Una condizione di cui parla senza mezzi termini di un tabù ancora potente, di strascichi costanti nella vita personale e soprattutto di come è stata gestita dalla sua famiglia di origine che definisce “omofoba e razzista involontaria”. Timi però sottolinea anche il grande sforzo di aperture mentale che ha visto fare ai suoi cari per giungere infine al terzo elemento, la forza di oggi. La forza di un uomo che a 50 anni è, a pieno titolo, uno dei principali attori e drammaturghi italiani. Con tanto glorioso passato da mettere in soffitta e tanto luminoso futuro da costruire. Possibilmente continuando a deliziare il pubblico nel ruolo del barista investigatore di Pineta

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