Renato Zero si scaglia in favore dei giovani trapper e va ad incolpare il linguaggio violento degli adulti, visto come normale dalla società
Renato Zero si apre sulla gioventù sociale di oggi e da qualche parola sui giovani trapper e il loro linguaggio violento. L’uomo, ormai settantatreenne, non si sbilancia troppo ma da comunque un impronta ferma della sua idea su come i tempi in questi anni sono cambiati. Giorni fa si sono tenuti i funerali della giovane Giulia Cecchettin, ventiduenne uccisa dall’ex fidanzato con il quale si era lasciata mesi prima. L’estrema amarezza che ha lasciato la notizia nei cuori della società, ha portato molti e molte a riflettere sul modo in cui la società stessa viene fruita dalle nuove generazioni.
Come se le disparità sociali stessero arrivando solo oggi e non fossero presenti fin dall’alba ei tempi. Ma queste sono questioni secondarie, Renato Zero, come molti altri, ha sentito il bisogno di dire la sua, andando proprio a chiarire questo concetto. La colpa non è dei giovani trapper he ad esempio fanno passare messaggi violenti nei loro testi. Anche se forse, andare a far passare il messaggio che gli insulti i natura sessista siano in qualche modo comunicativamente più potenti di altri, potrebbe non aiutare.
Renato Zero e i trapper moderni
Renato Zero nella sua dichiarazione è andato a mettere un accento sulla comunicazione sbagliata che nasce direttamente all’interno delle famiglie. L’argomentazione voleva evidenziare la disfunzionalità che nasce quando in una casa ci sono mancanze di equilibrio. Un padre e una madre, che ad esempio fanno passare il messaggio che un determinato mezzo comunicativo o che anche un determinato rapporto possono essere conditi da violenza e mancanza di rispetto tra pari. Queste sono alcune delle problematiche che passano come innocue perché comuni.
Perché presenti da una parte o da un altra nella quasi totalità dei rapporti umani, almeno nelle case delle famiglie italiane. “prendetevela con i loro genitori“, ma alla fine è l’intera società che è piena di disparità. L’argomento resta infuocato solo per il tempo della pubblicità, poi si passa alla lotta successiva. Come è sempre stato e come è sempre sarà. Dice anche che i giovani dovrebbero scendere in piazza, perché oggi hanno veramente motivi per lottare. Lotte comuni da difendere, è vero, non c’è nulla da dire al riguardo.
Ma andrebbe anche detto che non sono i giovani solitamente il problema, certo esistono i casi che si distinguono, ma troppo spesso problematiche simili, vanno al di fuori delle età che oggi si stanno attivando per il mondo. Sono i giovani che oggi lottano per il clima, per far si che la violenza tra generi finisca, per far vedere le realtà silenziose delle morti sul posto di lavoro, per gli studi nei confronti delle malattie. La classe giovane del nostro paese non va difesa, va ascoltata. Probabilmente anche lo smettere di sminuirla con frasi simili a “i giovani d’oggi non hanno voglia di far nulla” verrà apprezzato.