Van Morrison, l’intensa voce del blues: considerato uno dei più grandi cantanti ancora in vita

La carriera di Van Morrison è lunga e ricca di successi: considerato uno dei più grandi artisti della storia del blues e non solo.

Van Morrison in un concerto del 2010
Van Morrison in un concerto del 2010 (Blueshouse.it)

Il Rolling Stone lo posiziona a metà classifica dei 100 musicisti più grandi della storia, e tra i primi cantanti più grandi, e non può essere altrimenti. La carriera di Van Morrison è lunga, ricca di successi e di dischi leggendari. “Astral Weeks” o “Moondance” hanno fatto scuola, prendendo a piene mani dalla musica folkloristica, dandola in pasto al pubblico.

Le sonorità di Morrison sono squisitamente classiche, blues e folk, soprattutto, ma anche soul e jazz, impegnate, toccanti, profonde. Il suo stile è sempre stato poetico, ammaliante. Nato e cresciuto a Belfast, in Irlanda del Nord, George Ivan Morrison si appassiona alla musica classica, al blues e al jazz da piccolissimo, anche per via della grande passione di suo padre, un collezionista di dischi.

La carriera, la vita, i successi di Van Morrison, tra i più grandi artisti al mondo

Morrison da giovane, nel 1972
Morrison da giovane, nel 1972 (Blueshouse.it)

Da adolescente, Morrison inizia a suonare la chitarra e ad esibirsi nei locali della città. Il suo stile è influenzato dal rock ’n roll anni ’50 e dal folk. Nel 1964, all’età di 19 anni, fonda la sua prima band, i Them, con la quale raggiunge un ottimo successo di critica e di pubblico. Lo stile dei Them è un garage rock influenzato dal blues.

Con i Them, Morrison registra solo due album, “The Angry Young Them” e “Them Again”, lanciando un paio di singoli di ampio successo e coverizzati, in seguito, da numerosi artisti. Tuttavia, nonostante le buone vendite e un lungo tour in Europa, Van Morrison giunge subito ai ferri corti con i compagni, e così decide di lasciarli per avviare la carriera da solista.

I Them proseguiranno per tutti gli anni ’70, orfani del loro leader, senza più ricevere grandi attenzioni da parte del pubblico. Al contrario, Morrison agguanta il successo anche da solista, con il suo primo album, “Blowin’ Your Mind!”, pubblicato nel 1967. Nonostante le vendite e l’accoglienza di “Brown-eyed Girl”, singolo che scala le classifiche, il musicista rinnega questo lavoro, considerandolo insoddisfacente.

Gli album solisti di grande impatto culturale

Da New York, dove aveva inciso il primo album solista, Van Morrison si trasferisce a Boston. In questo periodo, però, diventa schiavo dell’alcool e cade in depressione. Quando sta per terminare tutti i suoi soldi, ecco che dà alla luce uno dei suoi album più acclamati, “Astral Weeks”, registrato totalmente sotto i fumi dell’alcool, un disco che trasuda misticismo, è nebbioso, e mescola sonorità blues, jazz, folk irlandese e skiffle, ossia un folk rurale di origine americana.

La critica impazzisce per questo album e Van Morrison inizia a ritagliarsi un posto nella storia della musica contemporanea. Grazie ai soldi racimolati con la pubblicazione del secondo album, riesce a trasferirsi in California, dove pubblica un altro capolavoro, “Moondance”, dotato di sonorità più ariose e ottimistiche rispetto al precedente disco, e più orientato sul soul e sul blues.

Da questo momento, inizia una carriera di grande successo, costituita da album osannati dalla critica, come “His Band and the Street Choir”, “Tupelo Honey” e “Saint Dominic’s Preview”. Durante il tour di quest’ultimo, nel 1972, Morrison inizia a soffrire di attacchi di panico, durante le esibizioni. Stare di fronte a migliaia di spettatori lo rende nervoso.

Il ritorno nei piccoli locali e l’avvicinamento alla spiritualità

Per questo motivo, dal 1973 decide di ridimensionare i suoi concerti, tornando a suonare nei piccoli locali. Per un breve periodo forma anche un’altra band, i Caledonia Soul Orchestra, che scioglie poco dopo. Nello stesso anno divorzia dalla moglie Janet, con la quale era sposato da 7 anni. Per tutti gli anni ’70 continua a registrare materiale, “Veedon Fleece”, “A Period of Transition”, “Wavelength”, “Into the Music”, ma non riceve troppe attenzioni.

A cavallo tra gli anni ’70 e ’80, Morrison scopre la spiritualità, per poi tornare alla musica astrale e mistica dei primi lavori. Soltanto con l’album “Avalon Sunset”, prodotto dalla Polydor e pubblicato nel 1989, Morrison torna al successo commerciale. Nel 1990 partecipa allo spettacolo “The Wall”, organizzato da Roger Waters dopo la caduta del muro di Berlino.

Citare tutti gli album di Van Morrison è una vera impresa, sono tantissimi e tutti pubblicati con regolarità fino ad oggi. Sono tutti, più o meno, di ottima qualità, sospesi tra blues, soul, folk, intrisi di spiritualità, di filosofia. Dischi impegnati, poetici, profondi. L’influenza di Morrison sulla musica è indubbia, tanto che spesso viene citato come una delle fonti primarie da artisti del calibro di U2, Bruce Springsteen, Patti Smith, Bob Seger, Thin Lizzy e tantissimi altri.

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