Kurt Cobain moriva 30 anni fa, lasciando uno pubblico davvero sconvolto: i retroscena (da brividi) che non ricordi sulla sua morte
Kurt Donald Cobain segnato senza ombra di dubbio generazioni e generazioni. Ci riferiamo al frontman dei Nirvana, uno dei musicisti più amati della storia ma una delle anime più tormentate che il mondo della musica abbia mai conosciuto. Nel corso della sua vita dovette fare i conti con la sua dipendenza dalle droghe e decise di togliersi la vita in seguito ad un colpo di fucile il 5 aprile del 1994. Il suo corpo venne ritrovato nel garage della sua casa sul lago Washington. Lasciò la moglie Courtney Love e la figlia Frances Bean, e fu proprio a loro che scelse di dedicare le sue ultime commoventi parole in una lunga lettera.
Una tragedia che in qualche modo ha lasciato il segno in una prima fine del Secolo breve novecentesco, soprattutto per il mondo della cultura e dello spettacolo. Nonostante la sua tragica morte, non è mai stato dimenticato e il suo gruppo è rimasto un punto di riferimento per tutti gli amanti del rock.
Kurt Cobain moriva 30 anni fa: la lettera che scrisse prima del suicidio
Kurt Cobain fu trovato tre giorni dopo la sua morte, dunque l’8 aprile, nel garage della sua casa sul lago Washington, nel sangue gli venne trovata una massiccia dose di eroina e di Valium. Sulla sua morte nel corso degli anni sono state fatte davvero tantissime ipotesi, dall’omicidio oppure addirittura al coinvolgimento della moglie Courtney Love che lui tanto amava, ma ancora oggi, dopo tutto questo tempo, non si è arrivati ad una risposta esaustiva. Tutto quello che sappiamo è che la moglie avrà deciso di ricorrere all’aiuto di un investigatore privato perché non riusciva più a ritrovare suo marito, e in molti hanno ritenuto assurda questa ricerca durata tre giorni quando, alla fine, era semplicemente in casa sua.
Kurt aveva solo 27 anni quando è stato ritrovato morto, un numero che vi suonerà familiare dal momento in cui altre icone della musica sono morte proprio a questa età, come ,imi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin e Amy Whinehouse, tutti artisti che per questo motivo sono rientrati in quello che è stato poi battezzato il “Club 27“.
Comunque sia la sua morte non fu, purtroppo, un colpo di scena, considerato che solo un mese prima, quando era stato a Roma, aveva già fatto un tentativo imbottendosi di roipnol, ma alla fine la cosa venne fatta passare come un’overdose involontaria. A distanza di tutto questo tempo, possiamo affermare quasi con certezza che quel tentativo non fu assolutamente volontario, dal momento in cui solo un mese dopo, è riuscito nel suo intento.
Kurt Cobain: “Meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente”
Prima di togliersi la vita aveva scritto una lettera al suo amico immaginario d’infanzia, Boddah: “E’ meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente“, citando in questo modo il verso di Neil Young. Non avvertiva più dentro di sé la passione per la musica: “Non ho più nessuna emozione“. Ma la lettera più commovente l’aveva scritta a sua moglie a sua figlia, delle parole che non sono mai state dimenticate e che sicuramente le hanno accompagnate per tantissimo tempo, per riuscire ad affrontare al meglio questa terribile tragedia.
“Bacia tutte le persone che incontra perché tutti sono buoni e nessuno può farle del male” concludeva così questa lettera, delle parole d’amore per la sua bambina che non avrebbe visto crescere. “E questo mi terrorizza a tal punto che perdo le mie funzioni vitali. Non posso sopportare che Frances diventi una miserabile, autodistruttiva rocker come me. Mi è andata bene, molto bene durante questi anni, e ne sono grato, ma è dall’età di sette anni che sono avverso al genere umano” e poi conclude, spiegando i motivi della sua decisione: “Io sono un bambino incostante, lunatico! E non ho più nessuna emozione, e ricordate, è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente. Pace, amore, empatia, Kurt Cobain. Ti prego, Courtney, tieni duro per Frances. Per la sua vita, che sarà molto più felice senza di me. Vi amo“.