L’insegnamento del jazz nelle scuole, quante note dolenti

Un incontro per parlare del jazz, di quanto importante sia e di come non debba essere trascurato dà tanti spunti su cui riflettere. Le cose in molti casi devono cambiare.

L'insegnamento del jazz nei conservatori presenta alcuni problemi, bisogna superarli
Banda jazz (Blueshouse.it)

Il mondo della musica e del lavoro musicale ha subito radicali cambiamenti negli ultimi 30 anni. Luca Garlaschelli, contrabbassista e docente al conservatorio Verdi di Milano, riflette su come le dinamiche del settore siano mutate nel corso della sua carriera. In passato, l’idea di insegnare jazz in un conservatorio era impensabile, ma oggi Garlaschelli si chiede qual è il ruolo dei docenti nei confronti degli allievi nel 2024.

Una questione fondamentale sollevata da Nicola Pisani, sassofonista e presidente dell’Associazione Nazionale Docenti Jazz e Pop – DjeP-Afam, riguarda la necessità di una coscienza politica nel lavoro dei musicisti, una coscienza che in parte è andata persa e sta gradualmente scomparendo. È possibile pensare che questo incontro tra artisti sia solo un nostalgico ritorno al passato o una teoria pura, ma la realtà è ben diversa.

Il primo Convegno nazionale dei Coordinamenti/Dipartimenti Jazz e Popular Music AFAM, tenutosi al conservatorio “S.Cecilia” di Roma e organizzato da DJeP, ha riunito un pubblico di docenti, direttori, membri del CNAM, sindacalisti e molti altri.

Durante la giornata, sono stati affrontati numerosi argomenti che riguardano l’inserimento del jazz e della musica popolare all’interno delle istituzioni musicali, nonché le sfide quotidiane legate alla resistenza culturale, all’inefficienza e alla vecchia burocrazia.

Il jazz non può e non deve essere trascurato

L'insegnamento del jazz nei conservatori presenta alcuni problemi, bisogna superarli
Strumenti musicali (Blueshouse.it)

È impossibile sintetizzare tutto ciò che è stato discusso, ma alcuni punti sono emersi in modo particolarmente illuminante. Ad esempio, si è osservato che il valore attribuito allo studio del jazz nei conservatori è in diminuzione, mentre il CNAM, il Consiglio nazionale per l’alta formazione artistica e musicale, potrebbe svolgere un ruolo positivo a partire dal 2022.

Un altro problema affrontato riguarda il reclutamento, con bandi di concorso differenziati e commissari che non ricevono rimborsi nel 2023-2024. Si è parlato anche della mancanza di parità tra il diploma in musica classica e quello in jazz-popular, con un ricorso pendente al TAR.

E poi è emersa la incertezza che vige da parte della filiera pre-accademica, rappresentata dai licei musicali o da percorsi privati. Ed ancora, si è discusso del scarso investimento nella produzione musicale e dell’assenza di riconoscimento per la ricerca artistica. Da parte degli studenti, è stata notata una certa passività politica.

Per fortuna ci sono anche cose buone

Non manca però anche un rovescio positivo della medaglia. Molti partecipanti al convegno hanno espresso l’opinione che si siano ottenuti importanti risultati attraverso il dialogo e la lotta con i ministeri e gli enti preposti.

È emersa la necessità di avere una visione e una coscienza politica della centralità dell’arte, anche dal punto di vista economico, e della necessità di creare spazi e prospettive per i giovani artisti che si stanno formando.

L’incontro si è rivelato un primo passo fertile per affrontare le numerose nuove esigenze che il mondo della musica sta vivendo.

È innegabile che il mondo sia radicalmente cambiato, ma è importante che i musicisti e i docenti si adattino a queste trasformazioni, cercando soluzioni e trovando sostegno in enti e organizzazioni che possano contribuire alla crescita e al riconoscimento del jazz e della musica popolare nella società contemporanea.

Ci saranno tanti eventi importanti a tema jazz da non mancare quest’anno. Alcuni anche “per vie traverse”, con lo scopo di raccontare il jazz in modo diverso. Questo capita con Blue Giant, un manga che vede questo genere musicale come l’assoluto protagonista.

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