Edoardo Bennato con la sua chitarra suona un ottimo blues: ascoltiamo qualche brano

Edoardo Bennato è indissolubilmente legato al rock e al blues così come Bagnoli, la terra natale fonte di ispirazione come l’America

Edoardo Bennato braccia aparte
Edoardo Bennato con la maglia dei Campi Flegrei (foto Facebook) – blueshouse.it

Fin da ragazzino sguardo indirizzato verso l’America e sul suoni da essa proveniente: il rock e le sue note ma il cuore sempre nei Campi flegrei, in particolare a Bagnoli, quartiere napoletano presente in tante sue canzoni. Classe 1946, Edoardo Bennato cresce con la musica in casa insieme ai fratelli Eugenio e a Giorgio e insieme nel 1958 formeranno il trio I Bennato. È ritenuto uno dei maggiori esponenti del rock italiano mischiato al blues e al folk. Il 19 luglio 1980 è stato il primo artista italiano a registrare più di 50mila spettatori al San Siro di Milano.

Edoardo Bennato, il cantautore di favore reali

Edoardo Bennato album
Copertina album Burattino senza fili – blueshouse.it

 

Il 1980 fu proprio un anno particolar poiché pubblicò a distanza di 15 giorni due album, Uffà! Uffà! e Sono solo canzonette nel marzo. Contiene l’omonima canzone, una vera e propria spallata al sistema che guida Paese e dunque del mondo discografico. Bennato è noto e amato proprio per questo, per non aver mai avuto peli sulla lingua, lanciando fiondate con la metafore delle favole presenti nei suoi brani come quella di Pinocchio.

Chitarrista, armonicista ma anche il tamburello a pedale, strumenti che esprimono l’influenza dei big del genere musicale come B.B. King e John Lee Hooker (quest’ultimo nominato anche nella canzone Non so darti torno ragazzino).

Dall’ombra degli altiforni dell’acciaieria Italsider di Bagnoli, dove lavorava il padre, al giro del mondo con i concerti. Bennato raggiunge il successo negli anni Settanta e nel 1976 esce l’album La torre di Babele mentre l’anno successivo tocca a Burattino senza fili con il Grillo parlante, la Fata, Mangiafuoco e lo stesso Pinocchio come protagonisti della vita di tutti i giorni per spiegare l’arroganza del potere, le ingiustizie e la falsità di chi si erge a buon profeta.

Negli anni Ottanta prosegue la sperimentazione musicale con un rock in chiave più acustica. La sua voce riecheggia con quella di Gianna Nannini nell’estate italiana per eccellenza, quella del 1990 e dei mondiali di calcio giocati nel nostro Paese con Notti magiche, la sigla della manifestazione.

Il 1992 è l’anno di È asciuto pazzo ‘o padrone pubblicato sotto lo pseudonimo Joe Sarnataro, album tutto in lingua napoletana, evidenziando i pregi ma denunciando anche i difetti della sua città e della napoletanità.

Oggi è ancora in piena attività musicale (clicca qui per l’intera discografia) e durante il Covid con il fratello Eugenio ha scritto La realtà non può essere questa, il singolo che ha anticipato nel novembre 2020 l’uscita dell’album Non c’è.

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